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06/02/2003
"Drum" racconto4 parte

Parte terza Ci sono due giovani ragazze. La più alta e appariscente sta sistemando alcuni articoli di colore rosso nei ripiani superiori, è bionda con un fisico slanciato. Indossa una gonna di jeans a metà coscia e una maglietta aderente viola chiaro con un fiore giallo stampato sul dorso. L’altra ragazza è seduta su uno sgabello, vicino al registratore di cassa. Sta parlando con la collega e qualche volta alza gli occhi verso di lei. Bellissimi occhi: dipinti d’ebano e dai contorni sfumati d’oriente. I capelli raccolti, ricci, anch’essi neri. Una bocca rosa e sottile. Le guance rosate, impercettibile il trucco. Le sue dita sottili nel frattempo fanno girare delicatamente, con un ritmo costante e disinteressato quasi accarezzassero, le pagine di una rivista… così… per ammazzare il tempo. L’atmosfera all’interno sembra ovattata; nessun brusco movimento o gesto, come se tutto fosse immerso nell’acqua. Una giovane coppia poi entra ridendo e ridesta Drum dalla contemplazione di quell’equilibrio silenzioso. Una bellezza naturale, niente di provocante nel vestire…una ragazza sportiva, segnale di una semplicità misteriosa e di un’impercettibile forza. Nessuna traccia della signora della stazione. Due giorni dopo Drum riceve una telefonata… “Pronto!” “Pronto, buongiorno! Sto cercando Drum”. Una voce femminile, giovane, dall’altra parte. “Sono Io.Chi parla?”. “Ciao, mi chiamo Rina…ti ho chiamato per l’annuncio che ho visto in bacheca”. “Ah sì, bene”. “Li hai già venduti i libri per l’esame di storia romana?”. “No, sei la prima che mi chiama…quindi hai il diritto di precedenza su chiunque altro”. “Allora sono fortunata! -Dice sorridendo e continua- Che facoltà frequenti? Anche tu sei al secondo anno di Lettere moderne?” “No, frequento il primo fuori-corso di Filosofia”. “Vivi in città o in periferia?” “No, abito a cinquanta chilometri dalla città, però ci vengo spesso. Dimmi pure il posto per te più comodo e ti porto i libri…basta che non sia periferia estrema!”. “Ci sono due luoghi tradizionali per incontrarsi qui…la Fontana di fronte al Duomo oppure davanti alla libreria Feltrinelli…”.Dice la ragazza con un accento non marcato, ma particolare. “Sì, talmente tradizionali che incontrarsi lì è come darsi appuntamento in mezzo a centinaia di persone che ne attendono altrettante”. La solita ironia di Drum. “Che matto che sei…” con tono sorridente. “Matto…se tu avessi il coraggio probabilmente useresti un termine diverso…mi offenderesti…mi diresti di tagliar corto…che non hai tempo da perdere” - Citano i pensieri di Drum in frazioni di spazio e in tratti di tempo; poi le chiede-“ Sei straniera?”. “Sì, parlo male l’italiano vero?”. Risponde la ragazza… quasi mortificata. “No anzi, cercavo di capire se fosse una strana deformazione di qualche dialetto. Di dove sei?” “Croata”. “E’ molto che abiti in Italia?”. “Quasi un anno”. “Beh non puoi lamentarti…ci vuole un buon orecchio per capire che sei straniera”. “Dici?”. “Certo”. “Beh, un poco conoscevo l’italiano… dopo averlo studiato per tre anni a scuola nel mio paese. Qui ho avuto l’occasione di perfezionarlo quotidai…quotidein…”. “-Quotidianamente- volevi dire?!” Drum la corregge…comprendendo la difficoltà ancora latente di esprimersi perfettamente. Che slancio caritatevole il nostro Drum! “Sì grazie, quo-ti-dia-na-men-te”. Scandisce attentamente Rina. “Senti Drum… facciamo così, io lavoro il venerdì e il sabato in un negozio nel pieno centro della città per pagarmi parte dell’affitto…sai dov’è Via Carinz? E’ un negozio di articoli di cancelleria…fa parte di una catena Nordeuropea…hai presente…”. Drum stava giocherellando con un mazzetto di fiori raccolto dalla sorella nella campagna vicina, elegantemente sistemato in un piccolo vaso di terracotta acquistato in Grecia dalla madre. Prima che Rina terminasse la sequenza d’indizi, Drum fissò, di fronte a lui, la propria immagine nello specchio e furono due scosse elettriche di breve intensità le apparizioni, nella sua testa, della donna in stazione e della cartoleria in Via Carinz… Nella distrazione Drum fa cadere il contenitore acheo. “Ehi Drum, tutto bene? Cos’è successo?”. Chiede Rina preoccupata. “EEh…noo…bene, mi è soltanto… caduto…caz…una cosa qui…merd..”, farfuglia mentre cerca di dare ordine ai ricordi disseminati nella testa e ai cocci sparsi in terra. “Ma sei per caso mora con gli occhi scuri?”. Chiede Drum. “Cosa te lo fa capire, il tono di voce?”.Ironizza Rina. “No… sarà una delle tante coincidenze…”. “Quali coincidenze?”. Chiede incuriosita. “No…niente…lascia perdere. Piuttosto, i libri li vuoi tutti o qualcuno lo hai già?”. Devia il discorso. “Sì tutti…e il prezzo è quello che hai scritto in bacheca…50?”. “Certo!! E’ un buon prezzo considerando che i libri sono seminuovi, non troppo scarabocchiati…”. Puntualizza Drum. “Va bene! Allora quand’è che possiamo incontrarci? Al più presto perché devo iniziare a studiare per l’esame!”. “Dopodomani è venerdì… potrei venire a portarteli direttamente in negozio…magari durante la pausa pranzo! Che ne dici? A che ora chiudete?”. Propone. “ Per me va benissimo! Chiudiamo alle 13.30 e poi ho due ore libere…”. “Bene, all’ una io finisco l’ultima lezione della giornata, quindi alle 13.28 sono davanti al negozio con il malloppo…magari possiamo pranzare insieme o prendere un caffè…se non hai altri impegni e se ti va!”. Azzarda Drum come mai prima ha fatto. Proprio lui…sempre schivo e riservato lo ha fatto inconsapevolmente, come guidato dalla voce di Rina e dall’evento in sé. Sembrava quasi che fosse essenziale farlo, che non si potesse fare altrimenti. “Allora ti aspetto davanti al negozio e mi raccomando… puntuale”. Si assicurò Rina dall’alto della sua abilità femminile. “Ok! Allora sei davvero mora con gli occhi scuri?”. Le chiede non ancora convinto. “Sì…mi hai detto che probabilmente era una coincidenza il fatto di saperlo già…”. “Ah già è vero! Scusa…ma sono soprappensiero. Allora a venerdì!”. “A venerdì. Ciao!”. “Ciao!”. Drum ripone la cornetta ancora incredulo…